Il piacere della lettura / 2

dicembre 3, 2011

Mi e’ capitato qualche giorno fa di parlare con un collega in treno, il quale stava iniziando la lettura del primo libro delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Il libro era in lingua originale, ma edizione tascabile e per giunta usato. Come tutti i libri vecchiotti aveva pagine ingiallite ed, essendo in edizione tascabile, era pure scritto piccolo (con inchiostro pure un po’ sbavato). In pochi secondi ho realizzato che:

  1. I libri cartacei sono pesanti (no, non danno l’idea della consistenza, sono semplicemente scomodi)
  2. I libri cartacei sono puzzolenti (no, non è un fragrante profumo di carta e colla, è puzzo di materiale chimico)
  3. I libri cartacei se vecchi sporcano le dita di polvere (no, non e’ una pregevole manifestazione di antichita’, ma semplicemente inevitabile sporcizia).
  4. I libri cartacei tascabili hanno lettere spesso sbafate (no, non e’ un qualcosa che rende il libro reale, e’ semplicemente inchiostro di bassa qualita’) con font piccolo e non modificabile.

Insomma, se qualcuno ancora insiste a dirmi che i libri in formato cartaceo sono “superiori” ad un qualunque lettore di ebook credo che lo guardero’ con uno sguardo accondiscendente, con un misto di pieta’ e comprensione: d’altronde il povero disgraziato non sa di cosa parla.

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Il piacere della lettura

novembre 8, 2011

Colgo il momento dell’acquisto del mio primo ebook reader per fare qualche riflessione sui libri, sebbene sia passato talmente tanto tempo dall’ultimo aggiornamento del blog da farmi dubitare che qualcuno abbia ancora il feed da qualche parte (e google reader oramai è deceduto, lo possiamo dire).

Non voglio parlare di quanto siano ganzi gli ebook reader, anche perché ce l’ho solo da due giorni, e nemmeno di quanto sia ganza amazon che, lo ricordiamo, vende spesso i libri in formato digitale ad un prezzo maggiore dei paperback.

No, voglio invece parlare del fatto che questo acquisto mi ha spinto a guardarmi intorno e ad orientarmi nella jungla delle offerte. Mi spiego meglio: se non avete un ebook il vostro “universo dell’offerta” è confinato alle librerie del borgo/paese/metropoli in cui vivete. Si ok si può ordinare via Internet ma francamente non è molto invitante fare un ordine da un amazon qualsiasi e vederselo recapitare dopo giorni e giorni, magari con pure le spese di spedizione. Con IBS e amazon.it chiaramente la situazione è migliore ma si è limitati quasi esclusivamente a libri in italiano, cosa che va benissimo per i classici, un po’ meno per il resto, almeno per quel sottoinsieme di letture che interessa a me.

Insomma, ora che posso, mi sto spulciando per bene l’offerta dei libri di amazon.com, ovviamente dei generi che interessano a me, sapendo che potrei iniziare a leggere nel giro di due minuti da quando decido un acquisto.

Il primo impatto è ovviamente devastante: cioè, è uscito tutto questo trash e io non lo sto ancora leggendo? Leggere un libro, per quanto semplice sia, richiede parecchio più tempo che guardarsi un film e pertanto se già avere come obiettivo il vedersi tutte le tamarrate americane è un’impresa improba, leggersi tutte le tamarrate che vengono dagli States è semplicemente impossibile. E’ un guazzabuglio di generi, sotto-generi, spin-off, sotto-spin-off, saghe (oramai si viaggia sui sette libri per serie, scordatevi delle “saghette” da tre libri, pivellini) che anche solo iniziare ad orientarsi richiede almeno una settimana.

E’ anche vero che basta leggere i mini riassunti per capire come oramai gli autori si copino fra di loro spudoratamente. Per dire, “una ragazza liceale si innamora del suo misterioso compagno di scuola e scopre che egli ha poteri oscuri; vuole mollarlo ma si sente irrimediabilmente attratta da lui” non è più una trama di un libro, ma è stato promosso a filone. C’è proprio un insieme di saghe che hanno un soggetto di quel tipo. Ci sono variazioni sul tema ovviamente: in alcuni casi è il ragazzo ad essersi trasferito nella scuola dove c’è la tipa, in altri è invece quest’ultima ad aver cambiato città. Non so perché fra le letture consigliate Amazon.com mi capitino solo libri di questo sotto-genere fantasy/horror/teen ma fregaassai: ne ho già presi tre 🙂

Back… to the past

dicembre 13, 2010

Son venuto a sapere qualche tempo fa che un fantomatico Ghostbusters III potrebbe uscire nel lontano 2012. Sebbene pare che i vecchi attori appariranno solo in ruoli cameo (come maestri per le nuove leve), al momento la pagina del film su IMDB non pare avere altri personaggi principali in elenco se non i ben conosciuti Igon, Peter, Ray e Wilson.

Sarebbe figo se nel terzo capitolo recitasse la vecchia guardia? No dico, che figata sarebbe? Peccato che una breve ricerca su Internet abbia portato a questa amara constatazione:

Ora, dove si trova il pulsante “indietro di 28 anni”?

Pizza e Birra

gennaio 17, 2010

L’altra sera sono andato a cena in un noto locale pisano, famoso per la qualità della sua birra rossa. Sarà stato sotto il suo effetto che mi è sembrato di vedere una pizza che mi osservava con faccia stupita…

Dagli stessi autori di…

novembre 21, 2009

Siamo tutti abituati, in genere con i film, a sentirci promuovere un prodotto con frasi come “dagli stessi autori di…”, “dallo stesso produttore di…”.

Fa parte del marketing.

Ma dopo esser stato oggi alla Feltrinelli, sono giunto alla conclusione che si stia un po’ esagerando…

Siamo arrivati a fenomeni ne che ricordano altri di simile successo. Non commento ulteriormente per non infierire 🙂

Ritorno alla Segreteria Studenti

settembre 16, 2009

Questa mattina mi è capitato di dover tornare alla cara vecchia segreteria studenti dell’Università. Come vuole la tradizione, la giornata è caratterizzata da una bella pioggia battente, clima cui purtroppo molti pisani sono oramai abituati. Sembrerà strano, ma nei miei ricordi della segreteria studenti c’è sempre questa pioggia, la conseguente giacchetta e il corpo sudaticcio in seguito alla scarpinata nell’umido. Che bei ricordi!

I miei ricordi hanno però fatto cilecca quando, arrivato dove ricordavo dovesse essere la segreteria, non ho trovato nulla. Sconcertato chiedo a degli studenti i quali mi spiegano che le segreterie sono situate nell’edificio successivo. Dentro di me penso: “ah, ma hanno spostato la segreteria?”. Mi avvio pertanto verso un angolo sconosciuto riflettendo fra me e me sui segni dei tempi che passano. Hanno spostato la segreteria. E’ come se mi avessero spostato le stelle. La segreteria era sempre stata lì, il fatto che ora sia “di là” non può che essere un segno dei tempi che passano.

Arrivato incuriosito in quella che doveva essere la nuova ubicazione di ciò che cercavo, mi rendo conto che invece… bhè non si è spostato nulla. Sono io che, all’ingresso nel complesso di edifici, ho preso la prima a sinistra invece della seconda. Ecco, questo è il vero segno dei tempi che passano: la senilità.

La quiete prima della tempesta

settembre 7, 2009

Generalmente alla fine delle vacanze sono colto da una sorta di “strana” voglia: quella di tornare a lavoro. Sono sempre stato abbastanza fortunato da riuscire a ritagliarmi due o tre settimane di vacanza estive e, dopo un tale periodo di stacco, mi viene sempre voglia di rivedere i miei amici, di riprendere contatto con le mie passioni etc. etc.

Quest’anno invece la situazione è un po’ diversa. Forse complice una certa ansia nel non sapere come il nuovo lavoro modificherà la mia vita, non sento *affatto* il bisogno di volermi rimettere in gioco. Francamente credo che prolungherei questa pausa forzata per mesi e non mi sentirei per niente annoiato.

Questa mattina, ad esempio, mi sono svegliato in tutta tranquillità, ho fatto una passeggiata per il Corso (erano anni che non avevo un lunedì libero in città), ho fatto colazione con calma, sono poi entrato alla Feltrinelli e con tutta la calma possibile mi sono scelto un libro di sci-fi da leggere in questi giorni.

Una tale calma non riuscivo a provarla letteralmente da lustri. Certo una giornata così la potevo trascorrere in un qualsiasi sabato, ma la consapevolezza di poter avere diversi altri giorni consecutivi come questo e non uno solo, ti abbassa la pressione, ti riduce l’ansia, ti fa sorridere beato.

E allora mi si è accesa una lampadina in testa, ho capito il lavoro per cui sono veramente portato: il pensionato. Dicono servano anni di esperienza, in qualsiasi settore, per poter essere assunti con questa carica, che non sia un lavoro facile da ottenere. Quindi per ora nisba, ma decisamete ci farò un pensierino…

Avventure romane

luglio 25, 2009

Nonostante la tipologia della mia laurea, sono sempre stato refrattario alla tecnologia fine a se stessa. I “gingilli elettronici” non hanno mai riscosso un mio particolare interesse quando si trattava di valutare un acquisto e, se si escludono gli apparecchi ludici, ho sempre ritenuto un dispositivo non general purpose indegno del mio interesse.

Così, se nel 2001 o giù di lì non avevo ancora un celluare, oggi non ho ancora un navigatore satellitare. Con tutte le conseguenze del caso.

Può ad esempio capitare che, in un viaggio a Roma, si sbagli l’uscita dall’autostrada e che, come conseguenza, tornino alla mente tanti epiteti abruzzesi che non si pensava più di ricordare. E può capitare di ritrovarsi a vagare su strade di cui non si conosce il nome, non si conoscono le svolte, non si sa da dove vengano nè dove portino. In questi casi può essere utile fermarsi al primo luogo pubblico, ad esempio un hotel 5 stelle, entrare ansimanti e chiedere indicazioni al portiere il quale, gentilmente, vi farà capire che siete dalla parte opposta di Roma e vi spiegherà come rientrare sul Gran Raccordo Anulare (che con queste maiuscole sembra un nome da libro fantasy… sembra che circondi Luoghi Fantasy(TM) come il Mare di Sabbia o il Deserto Bagnato).

Qualcuno dovrebbe poi spiegare ai romani che se quelle strisce bianche tratteggiate sul suolo non servono solo in caso di nebbia, ma delimitano le corsie: il numero di macchine che è possibile avere affiancate in un instante t è dato dal numero di corsie, non dalla larghezza delle autovetture. E’ inoltre opportuno segnalare i cambi di corsia mediante l’uso della cosiddetta “freccia”, soprattutto se si guidano TIR con rimorchio e sopratutto se si sta tagliando la strada ad una Yaris, con dentro un tizio che continua a parlare in un abruzzese appena riscoperto.

Vorrei infine inneggiare, qualora ce ne fosse bisogno, al mitico Google Maps, ed in particolare alla sua possibilità di mostrare non solo una visione satellitare, ma anche foto fatte dalla strada.
Questa feature, infatti, traduce frasi di per se fredde (come: svolta in viale Roberto Ardigò) in situazioni più facili da memorizzare (tipo: dopo il benzinaio Q8 gira a destra e passa di fianco al cartello pubblicitario dell’Alfa Romeo) e hanno la vantaggiosa funzione di far risparmiare molto tempo ai portieri degli hotel, altrimenti impegnati a dare le loro indicazioni a trafelati automobilisti che si trovano a passare di lì per caso.

E il bello è che, nonostante tutto, continuo ad apprezzare di più il fascino di una bella cartina 🙂

Deve essere destino…

aprile 3, 2009

Non credo nel destino, ma mi piace addossargli la colpa dei miei fallimenti morali. Può capitare, ad esempio, che un pomeriggio, passando dinnanzi ad un distributore di merendine in concomitanza con un certo languorino, si veda un prodotto come questo:

che, pare telepaticamente, ti gridi: “mangiami”.

Ma, attenzione, sono a dieta. Che faccio? Lo prendo lo stesso o no? Bhè controlliamo quanti spiccioli ho in tasca: se arrivo a 70 centesimi, vuol dire che è destino che, per una volta*, faccia un’eccezione. Controllo le monete e scopro di avere 90 centesimi. Il mio viso si contrare in una piccola smorfia: se mi fossi ritrovato con esattamente 70 il segno del destino sarebbe stato più forte, e la mia coscienza più silenziosa, ma d’altronde chi sono io per sindacare la potenza delle stelle? Quando si fanno le sedute spiritiche si aspetta forse un segno inconfutabile? No, ne basta uno qualsiasi: ci si deve accontentare. Mica si può chiedere ad uno spirito di bussare tre volte o stirarmi un cumulo di vestiti. Basta un ticchettio e siamo a posto. Anche durante la celebrazione di un matrimonio il parroco dice: “se qualcuno ha qualcosa da dire…”. Non deve essere per forza qualcosa di sensato o pertinente per poter interrompere la cerimonia: hai parlato? Bene il destino, evidentemente, non vuole che questi due giovani siano uniti nel sacro vincolo, pazienza.

Zittita la coscienza con questi inconfutabili argomenti inserisco le mie monete e, mentre osservo la spirale che inizia a girare,  inizio a pregustare il morbido sapore di cioccolata che presto mi invaderà il palato, lasciandomi quel piacevole retrogusto di cocco. Il fatidico pingui viene lentamente spinto in avanti, un centimetro dietro l’altro, con una lentezza che sarà proporzionale al mio piacere, fino a… rimanere bloccato lì sopra? Hey!!!

L’istinto impone di afferrare la macchinetta e prenderla a testate ma pare sia stata costruita con le migliori tecnologie anti-sismiche visto che non si smuove di un millimetro neanche prendendola a spallate. Ci costruissero le case in quel modo non penso vedremmo più crolli.

C’è poco da fare, dopo un ultimo sguardo sconsolato al mio potenziale piacere, rimasto incartato ed in bilico sul bordo del cassetto, mi giro e me ne torno a casa. Evidentemente non era destino

[* Attenzione il significato che il lettore può dare ad “una volta” può differire dall’interpretazione data dall’autore di questo blog]

Il pollice bianco

marzo 17, 2009

Ieri ho scoperto che tagliarsi un dito con un coltello, quando ciò che si voleva affettare era dell’innocuo formaggio, viene catalogato come “incidente domestico” nelle schede del pronto soccorso. Sono molto fiscali su questo punto: ti chiedono almeno tre volte se ti sei fatto male sul lavoro o no. Il pollice poi viene chiamato “primo dito della mano”: speriamo che sappiano tutti che si inizia a contare dal pollice e non dal mignolo.

Una volta entrati nel pronto soccorso, la signorina dell’accettazione, molto gentile e disponibile, ti indica i sedili della sala d’aspetto: ad ogni persona, ho scoperto, viene associato un codice che va dal bianco (inezia) al rosso (cosa molto grave). Visto il numero limitato di medici, è ovvio che le visite ai “codici bianchi” vengano ritardate per far passare avanti i “codici rossi”. Però, dico io, a tutto c’è un limite: se fai passare sempre avanti gli altri causi quel fenomeno che in informatica è noto col nome di “starvation”.

Conosco già le obiezioni dei critici: “ma scusa, secondo te dobbiamo far morire la gente perché tu, che hai solo un pollice sanguinante, non puoi aspettare quattro ore (dalle 6 alle 10 di sera) in una sala d’attesa al pronto soccorso?”. Bhè, certo che no, ovviamente. D’altro canto c’è da riflettere sul fatto che “pronto soccorso” è formata da due parole e la prima è, per l’appunto, “pronto”. Chiaro se c’è gente che muore è giusto che ti passi davanti, ma è altrettanto giusto prendere atto del fatto che, se l’attesa media è di tre ore, qualcosa che non va nel sistema c’è.

Ma i medici non se la passano meglio eh. Mentre ero proprio in ambulatorio ad aspettare che la dottoressa finisse di battere la mia scheda nel computer, infatti, entra un altro camice bianco il quale sbotta un po’ nervoso che non ce la fa più, che ha già avuto tre codici gialli di fila, che nella sala d’aspetto ci sono altre 16 persone, che da soli non possono gestire tutto e che occorrerebbe altro personale. La dottoressa gli da ragione sospirando. Forse è questa la ragione per la quale ha iniziato a ricucirmi il pollice immediatamente dopo l’anestesia.

Da bravo “italiano medio” decido di provare una cosa: “ehm mi scusi, ma non dovrei stare a casa un paio di giorni? Sa lavorando col computer un pollice fuori uso non è proprio il massimo.” Risposta: “ma nooo, si figuri non c’è problema, starà benone!”. Bhè aveva ragione naturamente, visto che riesco addirittura a bloggare 🙂

Ma tutto è bene quello che finisce bene: alle 10 e 30 sono finalmente a casa e il dito non me lo sento più: decisamente l’anestesia ha iniziato a fare effetto…